
La capacità di mettere “al centro” appartiene alle creature che reagiscono alle forze della natura. Ci sono situazioni in cui il centro diventa un bersaglio da colpire, a prescindere che vi siano uomini, animali o cose; altre invece in cui esso diventa un riferimento che attira e verso il quale nutrire attenzione, cura, delicatezza, passione.
L’uomo costruisce attenzione e ne fa un punto di collocazione fino a valutare di rimanervi tutta la vita o, almeno, quanto più tempo possibile. Il suo benessere si accresce sempre di più in relazione al suo tempo vissuto nell’attenzione verso qualcuno per cui vivere. Spinto, a volte, da altri pensieri e occupazioni a distrarsi, ritorna comunque con tutto sè stesso laddove è stato bene e si è sentito gratificato da una reciprocità attiva, leale e costruttiva.
C’è uno spirito nell’animo umano che ne guida i percorsi affinché essi maturino destinazioni fatte di persone, più che di semplici avamposti geografici o toponomastici: una volontà di amore che supera anche la realtà più ostica e inquietante se al centro vi è qualcuno per cui vivere. E non importa che l’altro sia perfetto o secondo i propri schemi; perché ciò che vale è il suo respiro, la sua frequenza cardiaca e spirituale in relazione di reciprocità. Se vi è risposta, la domanda può essere taciuta: l’empatia parla da sé.
Oggi, nel quotidiano abitabile di ciascuno, l’empatia può anche essere un privilegio, ma mai un dovere, un obbligo e una forzatura; bensì un modo per essere sè stessi, per esprimersi e sapersi accolti, ascoltati e indirizzati. Provare empatia è una conquista che esalta il contesto in cui essa si sviluppa ed è fatto di intelligenza, sensibilità, dialogo, ascolto e considerazione. L’altro vale per tutto ciò che è, senza buttar via niente della sua storia personale e sociale. L’altro è prezioso proprio perché è così: proprio perché ha vissuto la vita e il “suo centro” magari altrove, magari in modo tossico è disagiante, che la sua vita ha bisogno di presenza consapevole, prossima e condivisibile. E nessuna legislazione può impedire ai sensi umani di costruire attenzione, profondità e custodia all’altro: di costruire presenza. Nessun diritto a sopprimere lo spazio altrui, in nome di principi che legittimino l’esclusione e lo scarto, può essere veramente umano e veramente giusto se non quello ad amare e ad essere amati da qualcuno e per sempre.


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